Turchia, tra equity e Lira

16/08/2022 04:35:26


16 agosto 2022

Non si può dire che il 2022 non sia un anno ricco di colpi di scena e novità rispetto al decennio precedente. La cronaca narra di un mondo coinvolto, volente o nolente, in un conflitto che ha ridisegnato assetti politici e commerciali in misura rilevante, generando fiammate inflazionistiche che erano andate dimenticate dai mercati, intorpiditi da anni e anni di liquidità e tassi a zero.

Ad oggi, limitatamente ai mercati finanziari, esistono asset class – poche – che hanno generato performance record, distanziando marcatamente il grosso delle masse, in negativo.

Il ranking delle categorie FIDA da inizio anno (dati al 12/08/2022) vede come protagonisti gli Azionari Turchia, a +27.85, seguiti a brevissima distanza da Azionari Settoriali Energia, dalle Commodities e dai Ritorno Assoluto Materie Prime.

La categoria si compone di 41 classi, delle quali solo 9 autorizzate retail in Italia, e che riferiscono a 3 diversi comparti. La principale matrice comune risiede nell’obiettivo di investimento, il quale per tutti è la crescita del capitale, e nella politica di gestione, focalizzata sul capitale di aziende con sede o centro degli affari in Turchia. Altra caratteristica condivisa è l’indicatore SRRI pari a 7, indicativo dell’elevata rischiosità della tipologia di investimento. Infine, si sottolinea la vita relativamente lunga dei tre prodotti – lanciati tra il 2005 ed il 2010 – che permette di operare dei confronti significativi.

HSBC GIF Turkey Equity

È del 41% il rendimento year to date del fondo gestito attivamente dalla lussemburghese HSBC Investment Funds, e pertanto si colloca al primo posto. Il notevole vantaggio sugli altri prodotti (molto correlati tra di loro) è stato accumulato gradualmente sin dal 2016. Un vantaggio ottenuto non solo rispetto ai competitor, ma anche rispetto al benchmark di riferimento, il BIST 100, che però non mira a replicare. Sono infatti molte le differenze di incidenza settoriale: il fondo risulta molto esposto all’industria, ai consumi primari e ai titoli finanziari. Il portafoglio inoltre è piuttosto concentrato in un range ridotto di titoli, le cui prime posizioni risultano quindi piuttosto consistenti.

BNP Paribas Turkey Equity

Il prodotto indica, come parametro di riferimento non vincolante, l’indice MSCI Turkey IMI 10/40 (NR), rispetto al quale genera ritorni equiparabili. Anch’esso risulta fortemente esposto al settore industriale e ai consumi discrezionali. La caratteristica dirimente del fondo, è l’attenzione prestata verso i temi ESG: il comparto è infatti conforme ai criteri indicati nell’art. 8 della SFDR.

ESPA Stock Istanbul

Anch’esso simile ai suoi competitor per esposizione settoriale e per un numero relativamente contenuto di strumenti in portafoglio.

I fondi considerati sono piuttosto omogenei sotto il profilo dei costi: le spese correnti per tutti vanno dal 2.15% al 3%, e si distinguono più per la classe specifica che per il fondo in sé.

Conclusioni

Ad un’analisi meno superficiale, si rileva che sono tutti esposti agli effetti della lira turca, moneta che nell’ultimo decennio si è fortemente indebolita nei confronti della moneta unica. L’analisi quantitativa realizzata con la Lira come valuta di calcolo, disegna un quadro tutt’altro che roseo. L’investimento nell’asset risulta quindi estremamente vantaggioso più per via delle dinamiche valutarie che per il processo di crescita dell’economia turca. Un fattore, quello legato al Forex, non secondario e degno di attenzione al pari dell’andamento del sottostante. Le prospettive di rialzo dei tassi anche in Europa, e del conseguente aumento del costo del denaro, potrebbero alimentare il proseguimento del trend in atto.

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