L’Europa della MIFID parte da lontano

La normativa europea che oggi regola i mercati finanziari e che si avvia alla sua seconda versione è solo un tassello di un processo di armonizzazione ancora in corso partito a cavallo della fine di quello che a tutti gli effetti possiamo considerare il secolo scorso.

Se, infatti, alla fine degli anni Novanta l’ordinamento italiano dei mercati finanziari sembrava aver raggiunto un assetto abbastanza stabile, soprattutto in seguito alla riorganizzazione della disciplina in due testi unici - quello bancario del 1993 (TUB) e quello sul mercato mobiliare del 1998 (TUF) - tale equilibrio era destinato ad avere vita breve. Con il nuovo millennio la materia è stata infatti trasformata radicalmente, coerentemente con quelle che erano le tendenze nate già secondo dopoguerra con l’istituzione della CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio, che precorse l’istituzione della Comunità Economica Europea ed infine dell’Unione Europea) e che nel corso dei decenni hanno portato alla creazione di un mercato unico dell’Unione Europea.

Come noto negli anni molte barriere tecniche, giuridiche e burocratiche, che irrigidivano il libero scambio e la libera circolazione tra i paesi membri dell'UE, erano state abolite per realizzare un mercato unificato in cui persone, merci, servizi e soprattutto denaro possono circolare agevolmente. L’innovazione tecnologia nel campo informatico e delle telecomunicazioni, che si sviluppano con sempre maggiore velocità ed intensità, ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale in questo senso, fornendo stimoli ed allo stesso tempo mezzi per realizzare un’area economica integrata.

E’ in questo contesto che la disciplina nazionale aveva il dovere di lasciare spazio ad un nuovo sistema regolamentare di carattere sovranazionale, senza eccezione per quanto riguarda il tema dei servizi finanziari. La MiFID segna così un passo fondamentale verso l’ambizioso obiettivo del legislatore comunitario: definire un nuovo quadro regolamentare in grado di creare un mercato integrato europeo dei servizi finanziari.

Non si può dire che la precedente direttiva, la 93/22/CE, non si muovesse in tal senso, ma non era più sufficiente, sia perché resa obsoleta dall’introduzione della moneta unica, sia, e soprattutto, perché conteneva principi di carattere generale così ampi da lasciare un eccessivo margine di discrezionalità ai singoli Paesi comunitari, che di fatto non favorivano una concreta integrazione tra mercati e che ponevano un freno alla competitività.

Con la MiFID si è scelto in sostanza di passare da una “armonizzazione minima” a una “armonizzazione forte”, introducendo una disciplina più dettagliata e prescrittiva per creare un contesto di maggiore omogeneità normativa e favorire la concorrenza e l’innovazione sui mercati.

La prima versione della direttiva, cosiddetta MiFID I conteneva già clausole di revisione che prevedevano una manutenzione della normativa alla fine del primo triennio di applicazione, per le ovvie necessità di mantenere sempre attuale ed incisiva la disciplina di una realtà per sua natura mutevole, instabile e soggetta ad innovazione.

I primi tre anni di vita della MiFID hanno poi coincisocon una fase di profonda instabilità dei mercati finanziari: la crisi dei mutui subprime, seguita ed aggravata dal palesarsi delle tante fragilità dell’economia moderna. Si è quindi resa indispensabile la prestabilita revisione della normativa al fine di assicurare una maggiore protezione degli investitori ed una maggiore uniformità nell’applicazione nei diversi Paesi europei.

Nell’ottobre 2011 la Commissione europea presenta dunque una nuova proposta che ha poi portato all’adozione della nuova Direttiva 2014/65/UE, conosciuta come MiFID II, ufficialmente pubblicata il 15 maggio 2014, ed alla predisposizione di nuovo regolamento attuativo noto come MiFIR, cioè il Regolamento UE 600/2014, che disciplina principalmente gli aspetti relativi alla negoziazione di strumenti finanziari.

Ad oggi, con la MIFID I che è ormai prassi consolidata, l’attenzione di tecnici, giuristi, analisti ed investitori è rivolta alla MiFID II, per la quale si stanno delineando gli ultimi dettagli e che presto sarà effettiva.

Monica Zerbinati

Centro Studi FIDA